Periodico "Unione"

Maggio / Giugno 2016


Quale pena è adatta ad essere giusta?
 
Il periodo storico che stiamo vivendo, senza dubbio, ci procura grande preoccupazione, grande timore e tanti interrogativi. Non voglio cedere al pessimismo, ma, purtroppo, se ci giriamo intorno sembra che tutto dica violenza, morte, terrore ed oggi più di ieri la vita umana sta perdendo la sua dignità e sacralità.

Da più parti, allora,  si alza un grido di condanna: Chi sbaglia paga! Sì, è giusto e la legge è chiara: Chi sbaglia incorre in una pena e deve pagare, anzi non pochi sono quelli che urlano a gran voce che vogliono la pena di morte. C’è un giudizio “secondo la carne”, secondo la durezza di norme umane, che diventa immediatamente condanna. La persona è inchiodata alla sua trasgressione, alla sua colpa, non c’è luce in questo giudizio, solo tenebra. Di fronte alle sanzioni sancite dallo Stato, a difesa e a tutela dei cittadini, mi pongo un interrogativo: qual è la pena giusta anche verso il delitto più efferato?

Umanamente, la risposta immediata che emerge da ciascuno di noi è: “Crocifiggilo”, così come è stato per Gesù, che all’epoca, secondo la legge dell’imperatore, era colpevole di tutti i delitti più abominevoli. Mi viene da pensare al delitto fratricida di Caino nei confronti di Abele: Dio pose un segno su Caino affinché nessuno, trovandolo , potesse ucciderlo. Probabilmente il segno che Dio ha posto su Caino, secondo alcune interpretazioni, è un segno di appartenenza. Caino appartiene a Dio! Ma sia chiaro, non è che Dio perdoni Caino, anzi lo condanna: “Sarai vagabondo e fuggiasco sulla terra”. Ma Gesù è morto anche per Caino e per tutti i Caino della storia umana”.  Dio non volle punire l’omicida con un omicidio, poiché vuole il pentimento del peccatore più che la sua morte, si legge nell’Evangelium vitae_ perché neppure l’omicida perde la sua dignità personale… ed è proprio qui che si manifesta il paradossale mistero della misericordiosa giustizia divina.
La posizione della Chiesa è la constatazione che ogni essere umano è figlio di Dio. Se ogni persona è l’immagine di Dio, la società dovrebbe rispettarne l’integrità, invece di distruggerla mediante l’assassinio, legalizzato dallo Stato. Per la Chiesa la vita va protetta, non annientata: la risposta morale all’omicidio ­­(e ci sono varie forme aperte o subdole, che rivestono il nostro tempo, autorizzate dagli stessi stati) esige che lo Stato non aggravi l’omicidio commettendone uno anch’esso. E tu Abele, noi, tanti Abele, mettiamoci in ascolto di questo Caino: misericordia e perdono sono fuori dalle logiche immediate umane, sono atti gratuiti che sanno veramente di divino.


Concetta Apolito Zecchino
concettaapolito@libero.it



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