Luglio / Agosto 2018
Il potere della rinuncia
Sembrerà anacronistico parlare di rinuncia, oggi, nel tempo dell’io, del super-io, dell’indifferenza, del tutto e subito. Non voglio parlare di quella rinuncia che nasce dalla privazione, dalle situazioni di povertà che si è costretti a vivere per necessità, no, desidero riferirmi all’importanza della rinuncia come scelta libera, responsabile e lucida, che porta forza, coraggio, energia nei nostri stili di vita.
Ricordo che da ragazza, nei tempi forti dell’anno liturgico, ma anche nel mese di maggio, dai più piccoli agli adulti, si sceglieva di praticare i “fioretti” e non per “bigotteria”, ma come capacità di dire no a qualcosa che si desiderava in modo particolare, era un piccolo sacrificio, un impegno, un proponimento. Anche Don Bosco, nel mese di maggio, alla buonanotte, annunciava ai suoi ragazzi il fioretto per il giorno dopo. Non si trattava di imporre una sofferenza fine a se stessa, ma era un modo per aiutare i ragazzi ad esercitare la volontà con una finalità ben precisa: amare il Signore e rendergli lode attraverso una rinuncia. Le rinunce quotidiane diventavano un modo di vita che abituava le persone a dare molto senza aspettarsi nulla in cambio; forse può sembrare anche una pedagogia obsoleta, anzi troppo austera, ma la rinuncia nobilitava le persone, le allenava all’altruismo e rafforzava il loro carattere.
Nella società contemporanea, modelli culturali, economici e sociali, ci impongono di non rinunciare mai a qualcosa che desideriamo, ma a soddisfare tutte le aspirazioni, anche quelle più insignificanti.
La rinuncia è considerata repressione dei bisogni che emergono dall’interno, ostacolo alla realizzazione della propria felicità.La rinuncia non è una perdita o una resa, al contrario è la conquista dell’essere sull’apparire, è la capacità di dare il giusto peso alle cose, è togliersi di dosso il superfluo, capire quel che non è essenziale e liberarsene, trovando il giusto equilibrio.
Non si tratta di rinunciare alla nostra libertà, né alla vita, La rinuncia è crescita, anzi, aggiungo senza timore, che la rinuncia ci abilita ad abitare la Pace, ad abitare la Presenza! Il grande Gandhi diceva: "Il segreto della felicità sta proprio nella rinuncia".
A conclusione, mi piace riportare alcune parole di Papa Francesco che danno consistenza e sapore al valore della rinuncia e ci riportano alla presenza dello Spirito: ”…Non c’è maggiore libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto, e permettere che Egli ci illumini, ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera”.
Concetta Apolito